DISINFESTAZIONE CALABRONI E VESPE

 

Il calabrone è la specie più grande tra le vespe e può superare i 50 mm di lunghezza. Sottotetti, sottogrondaie, cassonetti delle tapparelle, tronchi cavi sono le dimore preferite da questi imenotteri,

i più grandi sul territorio nazionale. Si nutrono di frutti succosi (pesche, albicocche, prugne) e costruiscono i nidi (che possono raggiungere il metro di diametro) masticando il legno marcescente

fino a ricavare un materiale molto simile alla carta. Le colonie di calabroni sono numerose e possono raggiungere il migliaio di individui. E’ la regina ad avviare, in primavera dopo lo svernamento, la costruzione del nido: dapprima edifica le prime cellette e poi allestisce l’involucro protettivo, che avvolgerà il nido. La regina è l’unica in grado di deporre le uova. Le operaie collaborano, dopo qualche settimana, nella costruzione del nido allestendo altre cellette, e, successivamente, sono impegnate a nutrire le larve e a mantenere pulito il vespaio.

Alla fine dell’estate vi sono maschi e femmine fecondi, che non partecipano all’allestimento e al mantenimento del nido. In autunno la regina, le operaie e i maschi muoiono. Le giovani femmine fecondate sono le uniche a sopravvivere all’inverno, assicurando in questo modo la nuova colonia in primavera.

 Pur essendo un insetto prevalentemente diurno, il calabrone svolge anche attività parzialmente notturna e lo si può trovare attivo anche in autunno inoltrato.

Nei confronti dell'uomo è tendenzialmente indifferente, nonostante il ronzio minaccioso prodotto dalle ali durante il volo (a differenza della vespa comune, per esempio, che spinta da curiosità può ronzare intorno, aumentando di fatto le possibilità di puntura); tuttavia, se si può sostare vicino ad un albero da frutta in presenza di calabroni con una certa tranquillità, questi insetti possono diventare molto aggressivi se provocati o in vicinanza del nido.

Nelle vicinanze del nido è consigliabile evitare movimenti bruschi.

Il pungiglione è lungo 3 o 4 millimetri ed è in grado di iniettare dosi enormi di veleno e, non essendo seghettato come quello delle cugine api (che una volta conficcato non è estraibile e provoca la morte dell’ape), può di conseguenza infliggere più punture e quindi somministrare più veleno.

Gli individui di genere femminile sono dotati di pungiglione, le cui punture (conseguenti a una reazione difensiva dell'animale) possono essere molto dolorose per gli esseri umani. Come nel caso di vespe e api, il veleno inoculato ha effetti solo locali e transitori per la maggior parte delle persone, ma può provocare nei soggetti allergici reazioni anafilattiche anche mortali.